Lasciarsi Andare

Ultimamente sto riflettendo sul peso che voglio dare alla tecnica nel mio lavoro, a quanto questa debba essere solo uno strumento per veicolare un messaggio e non un fine in sè.

Immagino questo possa sembrare scontato agli occhi di chi legge, ma la verità è che il lungo e intenso training che ho ricevuto, così come l’ambiente accademico, hanno tutto il loro accento sulla pura tecnica (come è giusto che sia da un lato: questo è ciò che devi imparare). E’ complicato, a mio avviso, vivere in totale onestà la propria personale visione delle cose quando si è in un ambiente dove, in cambio di una forte preparazione tecnica, si sospende, anche se solo temporaneamente, la propria individualità.

Ora, nel silenzio dello studio, solo, riemergono impulsi e visioni. Nella testa rieccheggia ancora la voce di insegnanti e maestri (probabilmente non andranno mai via), ma allo stesso tempo non posso non riflettere su cosa significhi per me dipingere.

In ascolto”, carboncino e gesso bianco su carta, 50x70cm

La Verità. Questo è ciò che sto ricercando. La Mia Verità. La mia vita interiore, il mio mondo e la mia unica percezione della realtà. L’indagine e l’investigazione, la scoperta e il silenzio della meditazione.

Qual è lo scopo di saper dipingere con incredibile realismo per il solo desiderio di mostrare le proprie abilità, o per spirito di competizione? Qual è lo scopo di emulare i maestri antichi per il solo fine di ottenerne la tecnica? Ed infine, qual è lo scopo di avere questa abilità, acquisita con duro lavoro, se non quello di donare al resto del mondo la Verità che ti bussa in petto?

Il pittore inutilmente abile è infelice. La ricerca calligrafica di una tecnica “perfetta” è vuota se non si presta ad esprimere un contenuto e porta ad un’inevitabile assenza di motivazione. L’unica cosa che rimane allora è un’incessante e malsana competizione con gli altri e se stessi, il bruciante desiderio di essere “i migliori”.

Leggendo Ruskin, “Turner e i Preraffaelliti”, mi colpisce questo passaggio:

“Si può affermare che un uomo non deve preoccuparsi di avere o meno del genio; deve piuttosto lavorare, qualsiasi sia la sua condizione, ma in modo quieto e deciso. Il risultato spontaneo e naturale di tale lavoro corrisponderà sempre a ciò che Dio desiderava egli compisse, e avrà dato il meglio di sè. [...] Se è un grande uomo, le sue saranno grandi imprese, piccole se è un piccolo uomo; in ogni caso sempre giuste e buone se realizzate in quiete, ma false, vuote e spregievoli se condotte con presunzione e irrequietezza”.

Queste parole davvero scardinano la retorica del Migliore: altro non conta se non l’onestà dell’animo e il lavoro sincero. Non abbiamo il controllo sulla nostra “grandezza” ma ciò su cui abbiamo potere è il nostro impegno, amore e dedizione in quel che facciamo.

Dipingi, dunque, e non curarti del resto del mondo!

Ed ecco allora che sto muovendo i miei primi passi permettendomi di sperimentare!

Winter mood swings”, Carboncino e salsa russa su carta

Sto cercando di esplorare modi alternativi di abbozzare le prime linee all’inizio di un lavoro. Gli insegnamenti ricevuti precettano di cercare di essere il più accurati possibili e di utilizzare, nelle prime fasi di costruzione, solo linee dritte. Ametto che tutto ciò comincia a starmi stretto.

Ho sicuramente un’indole molto disordinata per quanto riguarda il disegno ma trovo l’aspetto caotico e casuale delle prime forme infinitamente più interessanti di una rigida, per quanto solida, struttura. Nei primi gesti si nasconde una grande potenzialità ed è come portare ordine da un caos cosmico.

Ecco allora che con questa serie di 4 autoritratti, “Winter mood swings”, mi sono lasciato andare nelle prime fasi di impostazione: usando un nuovo medium (salsa russa) con lo spirito dell’acquerello, ho buttato giù delle prime forme grezze e maldestre, da cui poi ho ricavato, un po’ come uno scultore da un blocco di marmo, il ritratto finale. E’ stato divertente e stimolante, ho giocato con il mezzo e anche con me stesso. L’idea di poter arrivare allo stesso grado di risoluzione attraverso nuove vie mi affascina moltissimo.

Testa di gatto”, Olio su tavola, 20x30 cm

Giorni fa trovai in un campo vicino casa questo teschio di gatto e non ho potuto resistere dal dipingerlo. Per qualche motivo il disegno mi ha dato molto filo da torcere e allora ho deciso di cogliere l’opportunità per indagare qualcosa di nuovo: l’uso di molto impasto in preparazione a una fase di velature. E’ stato molto interessante lavorare in maniera diversa dal solito e il risultato è stato a mio avviso davvero intrigante! Ho in mente di esplorare ancora questa tecnica, cercando di capirne limiti e possibilità. Credo lo affronterò prima su un calco in gesso e poi sarà il turno di un ritratto.

Santo Spirito”, Olio su tavola, 20x30 cm

Ed infine abbiamo i paesaggi.

Non sono mai stato un particolare amante della pittura all’aperto ma non posso negare che mi sta insegnado tantissimo. Costringe la mente e l’occhio a semplificare le miriade di informazione che riceviamo guardando uno scorcio, ad organizzare il dipinto in grandi masse tralasciando i dettagli, a comporre un’immagine, a lavorare sull’idea di spazio e profondità. Tutte cose che sto ritrovando estremamente utili nel lavorare su quadri in studio. Vi mostro qui uno dei miei ultimi paesaggi, una vista della piazza di Santo Spirito a Firenze.

Si apre una stagione di sperimentazione e di gioco!

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